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Storia della patata in cinque morsi

Anche se stasera hai deciso che si mangia italiano e i piatti che vedi scritti sul menù come crocchè, gnocchi alla Sorrentina, gateau di patate, cotechino e purè sono tutti con cittadinanza italiana acquisita ormai da secoli, va giusto ricordato, a onor del vero, che alcuni secoli fa, non esistevano. Ebbene sì, perché la patata, questo alimento così generoso e duttile che permette di arricchire e creare incredibili ricette, è arrivata in Europa intorno al XVI secolo. Ma vediamo un po’ meglio la sua storia. 

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Dai llapingachos degli Inca agli gnocchi italiani

Pomme de terre, patata, картоф, krumpir, brambor, kartoffel, peruna, pataca: sono tanti i nomi che ha preso questo tubero che è riuscito a diffondersi in quasi ogni angolo del mondo. Ma tutti i nomi, derivano dalla grande progenitrice che è nata in America Latina e che si chiama papa. Va ricordato che la patata non è sempre esistita in Europa: originaria delle Ande, fu importata in Europa probabilmente da Francisco Pizarro all'inizio del XVI secolo, al suo ritorno dalla conquista del Perù. Nella cucina Incas le patate comparivano in molte ricette come i llapingachos, che altro non erano se non delle torte di patate, i chuño, patate già neofilizzate ante littteram e il chairo che era un piatto che consisteva in verdure, carne e patate stufate. 

Al di là della curiosità botanica degli scienziati l'accoglienza della patata in Europa fu però piuttosto tiepida all’inizio: nel XVII secolo il medico aragonese Bernardo de Cienfuegos, nel suo testo historia de la plantas, dichiarava di non apprezzare molto il nuovo tubero e di trovarlo "insipido e senza gusto". La diffidenza verso la patata forse era causata dalla sua parentela con altre solinacee velenose come la belladonna; oppure era dovuta soltanto alla difficoltà nel trovare un modo adatto per cucinarla. Secondo alcuni la verità è che, al suo arrivo in Spagna, in alcunimonasteri cominciarono a coltivarla e i monaci che la mangiarono (chissà, forse cruda), ebbero dei tali mal di pancia che la dichiararono subito ‘un cibo diabolico’ e la condannarono così a non essere ammessa alla tavola. La scomunica ebbe un certo effetto, ma non durò a lungo. 

La diffidenza comunque era dilagata e  veniva utilizzata dai contadini all'inizio soprattutto come cibo per i maiali. Ma le carestie causate prima dalla guerra dei Trent'anni e poi dalla Guerra dei Sette Anni, spinsero  in parte la popolazione al suo consumo. 

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Federico II di Prussia, Parmentier

e la rivoluzione in cucina

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La patata tuttavia sarebbe entrata ben presto nell'alimentazione quotidiana dei popoli del Nord e dell'est Europa. Se da un lato Federico II di Prussia comprese che poteva utilizzare la patata per produrre la vodka per i suoi soldati, d’altra parte in Francia le patate si diffusero soprattutto grazie all'attività di promozione di Antoine Augustine Parmentier. L'agronomo scoprì il tubero durante la sua prigionia in Prussia e, una volta tornato in Francia, spiegò al governo monarchico che la patata, che aveva conosciuto durante la sua prigionia, poteva davvero essere la soluzione qualsivoglia problema agricolo o alimentare.

E per promuoverne il consumo, si adoprò con diversi stratagemmi: innanzitutto fece piantare la patata in campi sorvegliati dall’esercito cosicché i contadini francesi, subito pensarono che dovesse essere una coltivazione di grande valore vista la presenza dell’esercito. Poi nel 1787 organizzò un banchetto a base di patate per il re Luigi XVI: l'accoglienza positiva del sovrano decretò il suo successo e…..

la continuazione della storia della patata e altre storie di cibi tradizionali si trovano tutti nel doppio volume "Sapori nomadi italiani" a breve in uscita presso l'editore Leucotea. Per prenotare una copia contatti tramite mail irisbandb@gmail.com

o per telefono al 328 27 70 147

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Marco Sadori scrive di storia dell'alimentazione e degli interscambi culturali a tavola tra l'Italia e gli altri Paesi.

Ha pubblicato la raccolta di storie brevi incentrate sul cibo Racconti sottolio (con un glossario dedicato ai cibi del mondo) per Ultra edizioni e ha in corso di pubblicazione con la casa editrice Leucotea, un doppio saggio sulla Storia della cucina italiana dall'antica Roma ai giorni nostri. 

Scrive articoli sui cibo e altri piaceri superflui e organizza workshop e conferenze sull'argomento.

Per collaborazioni scrivere a: irisbandb@gmail.com

o contattare il 328 27 70 147

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